L’idea è nata da un consigliere regionale che ha proposto di trasformare il “Piano Energetico” in un Piano regionale energia ambiente e clima
Contro la crisi occorre una comunità energetica sull’esempio lombardo
È questa l’idea del consigliere regionale Tavernise (M5S): «Riaggiornare il “Piano Energetico”, trasformandolo in un Piano regionale energia ambiente e clima»
L’attuale situazione politica e l’emergenza economica e umanitaria
Il Preac (Piano regionale energia ambiente e clima) è un percorso che migliora la sicurezza energetica, ma aggiungiamo che deve anche dare una maggiore stabilità alla stabilità della rete in caso di picchi di richieste di energia ma soprattutto anche i picchi dovuti alla maggiore produzione di energia da immettere in rete.
Non da meno vanno dimenticati ache gli altri aspetti quelli dovuti alla sostenibilità economica e sociale, incentivando il ricorso alle energie rinnovabili, al risparmio e all’efficientamento energetico in un quadro di tutela dell’ambiente.
Ovviame
perseguendo il più ampio ricorso a strumenti, che migliorano insieme sicurezza energetica, accessibilità dei costi dell’energia e tutela dell’ambiente. Tenendo in debita considerazione aspetti di sostenibilità economica e sociale, incentivando il ricorso alle energie rinnovabili, al risparmio e all’efficientamento energetico».
È quanto scrive Davide Tavernise,Capogruppo M5S – Consiglio Regionale della Calabria.
«Sull’esempio della Lombardia, assuma un ruolo da protagonista nella fase del cambiamento, mediante la creazione di una Comunità energetica regionale calabrese, che funga da centro di coordinamento, impieghi aree o edifici di proprietà regionale, metta al centro il cittadino, le associazioni, le piccole e medie imprese, gli enti locali, in modo che siano protagonisti e beneficiari della transizione energetica. Il Pnrr prevede 2,2 miliardi di euro per le comunità energetiche nei comuni sotto i 5000 abitanti, ma occorre mettere i comuni nelle condizioni di poter intercettare tali somme predisponendo i progetti».
«L’incentivo e la diffusione capillare delle comunità energetiche, come testimoniato dalla comunità energetica di Napoli est, nel quartiere di San Giovanni a Teduccio, rappresentano una misura efficace per mitigare in modo strutturale i costi della bolletta per cittadini ed imprese.
All’orrore, alla rabbia, alla preoccupazione per il conflitto in Ucraina, vanno aggiunte le conseguenze che la guerra sta già avendo sull’approvvigionamento energetico. Di più, secondo le elaborazioni del Ministero della transizione ecologica, nel 2020 la Calabria è stata la quinta regione d’Italia, pur essendo la decima per popolazione residente, per consumo di gas destinato al termoelettrico tradizionale, con circa il 10% del fabbisogno nazionale».
«Ancora, il 15 febbraio 2022, in audizione al Senato, il Presidente di Arera ha reso noto che, pur con gli interventi straordinari da parte del Governo, nel primo trimestre 2022, rispetto al primo trimestre 2021, si è registrato un aumento del 131%, per il cliente domestico tipo di energia elettrica, e del 94%, per quello del gas naturale. I rincari stanno colpendo pesantemente le famiglie, sia direttamente, con gli aumenti in bolletta, e sia attraverso gli inevitabili aumenti dei prezzi dei beni di consumo, per effetto degli aumenti dei costi di produzione. È dunque necessario attuare interventi strutturali forti ed investimenti importanti sulle energie rinnovabili, mirati ad affrancare l’Italia e la Calabria dalla dipendenza energetica».
«Le comunità energetiche, in tal senso, rappresentano una soluzione dal basso per famiglie e imprese, che possono risparmiare, da un lato, e perseguire la sostenibilità sociale e ambientale dall’altro. Come ha detto oggi il presidente Conte, durante il convegno “Transizione energetica: proposte e strumenti per rilanciare il comparto produttivo”, le imprese vanno sostenute subito per non intervenire dopo con costi maggiorati e sistema produttivo fortemente indebolito, e in questo contesto due, tra gli strumenti cui fare ricorso, sono un piano massiccio sulle rinnovabili e un debito pubblico comune».
«Sono queste le ragioni e le richieste, che mi hanno portato a presentare una mozione, firmata anche dai capigruppo Nicola Irto e Amalia Bruni, in consiglio regionale. Una mozione, che si spera, trovi il consenso unanime dell’assise regionale calabrese, così come è successo in Lombardia, perché il momento storico che stiamo vivendo richiede condivisione delle buone pratiche, piuttosto che divisioni partitiche e dannose».
nni.
I prezzi dei carburanti aumentano di giorno in giorno
I prezzi di gasolio e benzina che aumentano di giorno in giorno, il possibile esaurimento delle scorte di gas nel medio e lungo termine, l’aumento dei prezzi dell’energia elettrica, a sua volta prodotta in gran misura da gas e carbone, hanno infine accelerato la discussione sulle strategie energetiche nazionali ed europee.
La scelta alternativa rinnovabili o carbone ?
In Italia le ipotesi vanno da una decisa spinta alle rinnovabili al ritorno al carbone, da una nuova primavera del nucleare alla costruzione di nuovi rigassificatori.
Il ritorno all’estrazione del gas potrebbe non essere risolutivo?
Certo è che non molto tempo, giusto nel luglio del 2019 si era parlato di un ritrovamento di una grossa fonte di gas naturale nel mediterraneo , la ricerca off-shore è stata portata avanti da ENI, faceva pensare ad un giacimento ben tre volte più grande del gigantesco scoperto nel 2015. Anche se per ora pare che il gas (per ora) non lo vuole più nessuno specialmente quelli dalla Russia attraverso i gasdotti a cui nel tempo ci siamo attaccati come a veri e propri cordoni ombelicali che ci hanno alimentato, almeno finché qualcuno non dovesse decidere di tagliarli.
La riscoperta delle comunità energetiche
In questo contesto geopolitico, di scala continentale e planetaria, può sembrare fuori luogo parlare di Comunità Energetiche Rinnovabili (CER), in particolare se consideriamo la poca strada che abbiamo percorso dal recepimento provvisorio della direttiva europea che le ha introdotte e gli scarsi risultati sin qui raggiunti sia in termini di nuove costituzioni sia di vantaggi energetici ed economici conseguiti.
Riscopriamo la rete in un modo diverso peer to peer ( ovvero dei nodi )
La riscoperta della smart city o rete peer to peer e tuttavia, l’ipotesi su cui lavorare per aumentare l’autonomia energetica dei territori che promette di essere la ricetta migliore per garantire la sicurezza degli approvvigionamenti di energia da fonti rinnovabili. Come in una rete, infatti, la maggiore densità dei nodi in cui avviene la produzione garantisce la riduzione del danno qualora dovesse determinarsi una qualsiasi perturbazione.
Riparte la spinta al piano fotovoltaico in autoconsumo
La domanda che attraversa l’intero dibattito, infatti, è la seguente: quale sarebbe la situazione oggi se potessimo contare su una maggiore diffusione dell’autoconsumo da fonte rinnovabile? Per le bollette dei cittadini e delle imprese, per l’economia e la stabilità dell’intera nazione?
È a partire da questa riflessione che continuiamo a occuparci del processo di implementazione della direttiva sulle Comunità Energetiche Rinnovabili riflettendo, tuttavia, a due anni di distanza dal suo recepimento provvisorio e in attesa dei decreti attuativi della l. 199/2021 che ha recepito in via definitiva la direttiva, sulle ragioni che ne hanno rallentato la diffusione.
Molti problemi per l’avvio del progetto comunità energetica
- problemi dovuti agli aspetti normativi
- problemi dovuti agli aspetti economici
- problemi dovuti agli aspetti finanziari
- problemi dovuti agli aspetti regolatori
Poche risorse per il recepimento della direttiva comunitaria
Annunciato come un grande risultato dell’Italia, il recepimento provvisorio della direttiva ha consentito una sperimentazione molto limitata, per lo più messa in campo con poche risorse: molta comunicazione, poca sostanza, nessuna soluzione ai problemi immediatamente sollevati dagli sviluppatori, che permangono.
Non passa giorno senza che venga annunciata la costituzione di una nuova Comunità Energetica Rinnovabile ma, spesso, la giornalista che vuole documentare il nuovo caso trova solo idee, intenzioni, poca competenza: la stampa allora rinuncia a scrivere l’articolo, altri, fidandosi delle parole dell’intervistato di turno, scrivono cose che non stanno né in cielo né in terra.
Il GSE, che potrebbe, e anzi dovrebbe, dare visibilità delle CER effettivamente costituite e del loro livello di implementazione, è impermeabile a qualsiasi richiesta.
Al punto che persino le 26 comunità energetiche italiane dichiarate nell’Orange book pubblicato a cura di RSE sono sovrastimate posto che nell’elenco figurano CER del tutto inesistenti o per le quali è stato solo costituito il soggetto giuridico che le dovrà poi gestire.
Non è chiaro perché il GSE non pubblichi un elenco delle CER per le quali ha ricevuto richiesta di attivazione con evidenza del livello di oggettività raggiunto: data di attivazione, potenza installata, altre informazioni che in questa fase potrebbero essere di pubblica utilità.
La trasparenza pare essere diventata un optional, pur in un paese democratico e nell’ambito di un provvedimento che dovrebbe invece democratizzare l’energia.
Last but not least, restii a condividere le informazioni in loro possesso, ci sono poi i distributori (DSO) che, giustificati da ARERA, hanno rimandato l’implementazione di strumenti automatici per l’accesso ai dati della corrispondenza POD/cabine secondarie. Con le motivazioni più varie, alcuni di essi, ancora oggi non evadono entro il termine di 10 giorni le richieste inviate via pec. Se, come previsto e promesso, tale situazione viene monitorata, nulla è dato sapere sugli esiti.
Per non dire dell’accesso ai dati di consumo: anche dove presenti i cosiddetti contatori intelligenti, non vengono resi disponibili i dati in tempo reale. Così si rende impossibile la puntuale attribuzione ai membri delle CER delle quote di energia condivisa e dei relativi incentivi.
Le alternative?
Accontentarsi delle stime del GSE, a consuntivo, però depotenziando la finalità stessa dell’incentivo, che è quella di stimolare l’autoconsumo nella medesima fascia oraria di produzione con l’obiettivo di disimpegnare la rete di distribuzione nazionale.
Dotare i consumer della CER di smart meters accollandosi i relativi costi, per i consumi domestici spesso superiori ai benefici.
Mentre nulla osta alla duplicazione dei contatori, ARERA esclude la realizzazione di nuove reti di distribuzione, sebbene la Direttiva europea preveda “la possibilità per gli Stati Membri di accordare alle CER il diritto di gestire la rete di distribuzione locale e di conseguenza, la “fisicità” o la “virtualità” del modello da adottare”.
Neppure nei condomìni, che potendo disporre di una rete interna potrebbero collegarsi alla rete di distribuzione locale con un unico contatore conseguendo in tal modo considerevoli risparmi in bolletta oltre a un’indiscussa efficienza nell’utilizzo dell’energia autoprodotta, come testimoniato da operatori del settore (qui e qui).
È questa la rivoluzione energetica annunciata, che dovrebbe restituire il controllo delle risorse naturali ai cittadini? Se sì, è partita con il freno a mano tirato e pare voler a tutti i costi mantenere lo status quo.
Un esempio? Lo scorporo degli incentivi in bolletta.
È previsto che la Comunità energetica abbia il controllo dell’intero processo, compresa la regolamentazione della distribuzione degli incentivi.
Come si concilia questa supposta autonomia nel definire e ridefinire tali regole con lo scorporo in bolletta? Chi e come comunica i criteri adottati dalla CER ai molteplici e variabili fornitori di energia elettrica?
E ancora, su quale base il fornitore distribuisce gli incentivi? Sulla base delle misurazioni effettuate con i contatori installati dalla CER o di quelle stimate dai DSO e dal GSE?
INDAGINE SULLE COMUNITÀ ENERGETICHE
QualEnergia.it propone per un’indagine conoscitiva sullo stato di attuazione delle CER e la sua evoluzione
QualEnergia.it intende avviare una indagine tra gli stakeholder che, nei rispettivi ruoli, hanno partecipato o avrebbero voluto partecipare alla realizzazione di una Comunità Energetica Rinnovabile o Gruppo di Autoconsumo Collettivo.
A partire dagli spunti di riflessione che abbiamo qui proposto, che riguardano per lo più la sola fase di avvio delle Comunità Energetiche, visti gli ostacoli incontrati, e in attesa dell’emanazione dei decreti attutativi e delle regole per la distribuzione degli incentivi da parte di ARERA e del GSE, che probabilmente non arriveranno prima dell’estate, a cittadini, sviluppatori, ricercatori, Enti Locali, PMI, enti del terzo settore, utilities, enti di ricerca e di regolazione, chiediamo di inviarci commenti, osservazioni e proposte, con riferimento:
alla vostra esperienza diretta rispetto agli ostacoli incontrati;
al decreto legislativo 8 novembre 2021, n. 199: quali sono le questioni che rimangono irrisolte e che rischiano di depotenziare le finalità della direttiva Ue sulle Comunità energetiche rinnovabili?